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23.5.06

En sede parlamentaria

El aguijón inconformista radicale ha sobrevivido en la calle -su lugar natural- en la red -su neonación- pero tenía que volver al Parlamento. Ha vuelto: ayer. Felicidades Italia.

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Intervento di Benedetto Della Vedova alla Camera dei Deputati nel dibattito sulla fiducia al Governo

Come esponente dei Riformatori Liberali e come deputato di Forza Italia non accorderò la mia fiducia a lei e al suo Governo.
E non perché sia un Governo nato all’insegna del più scontato utilizzo del manuale Cencelli e della restaurazione partitocratrica. E neppure per il modo in cui avete preteso per voi e i vostri tre principali partiti non solo Camera e Senato, ma anche la Presidenza della Repubblica; forti, per altro, di un risultato elettorale che vi ha visto prevalere per un pugno di voti, sempre che sia stato effettivamente così. Di cosa volete che si dialoghi ora?

Signor Presidente del Consiglio, il nostro NO al suo Governo poggia soprattutto su quello che volete fare.

Volete scappare dall’Iraq. Dite che non è una fuga e che il nostro apporto alla ricostruzione di un Iraq democratico proseguirà con altri mezzi. Forse che contribuire alla sicurezza di quel paese – oggi ancora una assoluta priorità – è incompatibile o alternativo ad altri tipi di sostegno? Vede, Lei nel suo discorso al Senato ha detto testualmente che l’Italia ha partecipato alla guerra, mentre sa benissimo che i nostri soldati sono arrivati dopo la sconfitta del regime di Saddam. Una bugia propagandistica. Avete scelto la linea dei Comunisti Italiani, che chiedevano “via dalla sporca guerra” e hanno parlato del presidente degli Stati Uniti d’America come di un presidente con “le mani grondanti di sangue”. Il nuovo Governo iracheno meritava e merita un sostegno pieno e non reticente, voi così non glielo date. E’ ovvio che i nostri soldati sarebbero comunque tornati in tempi ragionevoli, ma sarebbero tornati non per una scelta ideologica come quella che voi compite all’insegna non “della pace”, ma dell’indifferenza nei confronti di un popolo, di un Governo che cerca disperatamente di battere il terrorismo fanatico per conquistare più libertà e democrazia. Se fosse stato per voi e quelli che la pensano come voi, oggi non avremmo in Iraq un Parlamento eletto e un Governo democratico. La differenza è sempre la stessa, non è lieve e segna un netto discrimine: mentre voi votavate ripetutamente contro il finanziamento della missione militare in Iraq, noi, noi liberali, noi radicali dicevamo, con Emma Bonino: tutti a Baghdad! E non per “fare la guerra” che era finita, ma per cercare di garantire agli iracheni la libertà.

Colgo l’occasione per fare i miei personali auguri alla neoministra Emma Bonino. Ne conosco e riconosco il valore, ma sta nel Governo sbagliato: un esecutivo il cui intento programmatico è quello di ridisegnare la società, l’economia e la scuola italiana all’insegna del paternalismo, dello statalismo e della sindacatocrazia.

Voi volete chiamare gli italiani al referendum del 25 giugno per difendere l’unità nazionale dalla devolution leghista, ma anche qui fate solo propaganda, perché sapete bene che ha ragione il costituzionalista Augusto Barbera, suo concittadino ed esponente della sinistra, quando dice:”è paradossale, ma bisogna riconoscere che è toccato ad un ministro leghista come Roberto Calderoli rimediare ai pericoli per l’unità nazionale del federalismo sgangherato del Titolo V dell’Ulivo”. Per un miope calcolo politico volete seppellire una riforma costituzionale che si potrebbe in seguito migliorare, certo, ma che se venisse battuta ci lascerebbe per altri decenni con il bicameralismo perfetto e un premier debole. Non le dice nulla questo?

Volete rilanciare la politica industriale. Cioè? Dieci anni fa, appena lei si insediò, per ringraziare del sostegno ricevuto varò un provvedimento assistenzialista, la rottamazione, per l’azienda simbolo dell’industria italiana, la fiat. Anche a causa di quella scelta sbagliata la Fiat stava fallendo. Grazie ad un Governo liberale che ha saputo dire ad azionisti e manager: “basta denaro quattrini dei contribuenti per la Fiat” costringendoli a impegnarsi sui prodotti e non sull’assistenza, l’azienda torinese ha più di una possibilità di salvarsi. La vostra politica industriale ci preoccupa.

Volete tagliare subito di cinque punti il cuneo fiscale. Sapete bene che il problema del cuneo fiscale in Italia origina soltanto dall’aliquota previdenziale. Volete trasferire la spesa previdenziale alla fiscalità generale: un segnale pericolosissimo. E volete finanziare il taglio tassando quelle che voi chiamate rendite finanziarie mentre per tutti gli italiani il nome è diverso: risparmio delle famiglie.

In questi giorni tutti i contribuenti italiani sono alle prese con la dichiarazione dei redditi. Pagheranno un po’ meno di quanto pagavano cinque anni fa. Molto meno di quanto pagherebbero se aveste governato voi.

Vale per tutti, naturalmente, ma vale anche e soprattutto per quei milioni di cittadini del nord che non vi hanno dato la loro fiducia: noi faremo tutto ciò che sarà possibile per evitare che a causa vostra ricomincino ad aumentare le tasse.

Lei proverà a governare. Noi difenderemo le ragioni della alternativa riformatrice, liberale e garantista al suo disegno burocratico e conservatore.

11:06 a. m.

 

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